Diario di viaggio

SABRINA

11 novembre 2012

 

Carissimi

 

Vi scrivo solo ora perché rientrata  a Milano già da domenica mattina il mare dei doveri di lavoro si è chiuso sopra di me e solo ora riesco a tirar fuori la testa.

Custodisco però con caparbietà i  frutti  della settimana di pellegrinaggio, e raccontarveli penso sia il modo migliore per ringraziarvi.

 

Quando sono partita, imbarcata quasi per caso perché inserita nella mail di una amica che mi segnalava che si erano liberati dei posti, ero in una situazione di particolare avvilimento spirituale e personale. La domanda che mi urlava dentro era: ma Tu, che mi hai posto tutto questo dolore e questi “pesi” sulle spalle  da portare da sola dopo la morte di mio marito (le difficoltà dei 4 figli, le malattie, le due aziende, i 40 collaboratori, la casa, le grane quotidiane, la stanchezza, la solitudine) cosa vuoi da me? ma per Te sono una schiava da cui vuoi obbedienza cieca o sono una amica a cui vuoi bene? perchè io mi sento terra desolata,  e Tu mi hai abbandonata.

 

Capite bene che la sfida che lanciavo non era proprio da niente, e la cosa di cui avevo più paura era di non trovare alcuna risposta. La mia paura era di tornare con il silenzio di Dio.

 

Poi è iniziato il pellegrinaggio.

La grotta dell’Annunciazione, con quell’HIC che inchioda alla storicità di un accaduto, credo, tutti i fedeli che lo leggono.

Il silenzio del lago di Tiberiade, immoto e immutato, dove ti aspetti che Lui compaia sulle acque come allora. Non c’è un altro posto al mondo dove avrebbe potuto fare quel miracolo, o altre sponde dove Pietro avrebbe potuto arrivare con la sua barca.

Il deserto, quella Messa, la bellezza di quei canti eterni che si stendevano sulle dune

Il Rosario che si è snodato sul monte degli ulivi e si è posato come un fiore di vita sui sassi delle tombe ebraiche

La preghiera piena di dolore e malinconia delle donne al muro del pianto

la scala santa, dove Lui ha appoggiato sicuramente i suoi piedi. Quando eravamo là io sono rimasta ( beh .. come al solito… ) un po’ indietro, in cima alla salita, ed è arrivata la signora cieca del pullman giallo con il marito, si sono inginocchiati,  hanno baciato e accarezzato le prime lastre della scala, ci hanno appoggiato la guancia, e il marito ha detto alla moglie “sai Lui è passato proprio di qua” ..

il Santo Sepolcro, che in così poco spazio racchiude il luogo dove tutto è parso definitivamente perduto ai discepoli, dove la somma tragedia della crocefissione e morte di Gesù si è compiuta, e quello incredibile, impensabile, per me incomprensibile della sua Resurrezione, dove la somma potenza di Dio ha definitivamente trionfato. Il luogo dove noi vorremmo poter abitare. Il centro del mondo, attorno al quale piccoli uomini e donne si spingono  litigano si picchiano (!) per guadagnare un centimetro di fila.

 

Già tutto questo sarebbe stato moltissimo.

 

Ma abbiamo anche potuto vedere come i cristiani cattolici custodiscono quel che resta loro dei luoghi santi, la loro fatica di rimanere in un posto ostile. A Nazaret sembrava che la grotta fosse tutta attorno sotto assedio, come se il canto dei muezzin tra un minareto e l’altro dovesse inghiottire quella piccola grotta, dove la ragazza Maria aveva detto il suo, il nostro sì ..

 

La sorpresa di un coro improvvisato che ha dato note e voci straordinarie. Quando ho chiesto a Gigi come avessero fatto a cantare così alla Messa di Betlemme ha alzato l’indice a indicare il cielo come dire “è merito Suo..”

E poi la vostra guida, le meditazioni di Vincenzo (5 parole un trattato di teologia), la vostra attenzione continua intelligente e discreta, il vostro sorriso, la vostra fermezza,  in 220  persone 4 pullman e neppure un contrattempo.

Una che arriva con un ragazzino in mezzo a 218 persone di cui ne conosce di vista solo 5, in un ambiente che non ha mai frequentato, e viene accolta come una sorella, e si sente a casa.

E, come ha detto Vincenzo, la paternità di Don Nembrini, che in lungo colloquio mi ha sollevata di peso, e aiutata a ritrovare il senso della mia umanità.

 

Che risposta porto a casa,rispetto alla domanda iniziale, serva o amica?

 

Io da una settimana Gli dico: solo Tu mi definisci. Io Ti appartengo.

 

Grazie.

 

Sabrina

 

NB: non vi libererete in fretta di me, perché adesso io vado sui tetti a dire cosa ho trovato, e che voi siete i più bravi del mondo. Vi chiedo di inserirmi nella mail list per iniziative analoghe, e per la Messa prima di Natale se si riuscirà ad organizzarla. Un abbraccio!!

 

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