Vi racconto il percorso che ho fatto in Terra Santa.
Non sono mai riuscita a liberarmi di mio marito e nonostante siano diversi anni che il Padre l’ ha chiamato a sé, che i suoi familiari mi sono ostili, che tutti l’hanno dimenticato o lo ricordano senza di me, che mi pesa la solitudine e la fatica d’ogni giorno, che non voglio ripiegarmi ad altre forme; questo legame non riesco ancora a mollarlo per l’amore che mi ha dato e per il valore della sua vita e della sua morte, così che quest’anno ricordando il nostro 25’mo avevo nel cuore di ricevere qualcosa di bello. La coscienza che ho avuto sempre, pur nella mia semplicità di quanto mi era accaduto era quella di essere diventata “figlia” di quel Mistero che mi faceva tanto male. Tanto male, perché io, scusatemi, ma non vi vengo dietro se siete felici dei drammi, non dirò mai che ringrazio Dio di avermi tolto Gigio, ma ringrazio Dio ogni giorno di tutto il bene che da quel giorno ho ricevuto. E tra tutti quello di Suo Figlio così come dice la canzone “chi accoglie nel suo cuore il volere del Padre mio, sarà per me fratello, sorella, madre” e così mi sentivo di essere una cosa sola con Lui.
A metà ottobre mi arriva un’ e-mail, che di solito non prendo in considerazione perché sono proposte di gite e non ho ne il tempo, ne l’energia di partecipare, ma che stranamente leggo e scopro del pellegrinaggio nel ponte dei Santi. Tutto può essere un caso ma sappiamo bene tutti che non è così e infatti trovo due posti gli ultimi giorni e prenoto pur non sapendo ancora con chi andare. Faccio la proposta ai miei tre figli e viene con me Riccardo, il più piccolo e il più grande segno prima della dipartita del suo papà.
Conoscevo poche persone del grande gruppo e il nome don Eugenio non era una garanzia visto i nostri rapporti tesi anche se ero dispiaciuta per la stortura di quest’amicizia…ma con fede mi sono detta… Gesù vengo nel luogo dove hai vissuto e con Te voglio immedesimarmi ….a partire da quel “SI” che è sempre stato così materno al mio “si” anche nei momenti più dolorosi; così davanti al luogo dove è accaduta l’Annunciazione mi sono messa in ginocchio ed ho chiesto, implorato Maria perché potessi con umiltà rimettermi fiduciosa davanti a Dio come ha fatto Lei e come avevo fatto anni fa, ma poi cosa era accaduto perché non avevo ancora la gioia nel cuore?
Il giorno dopo a Cana le coppie di sposi rinnovavano le loro promesse ed ero disposta a farle anch’io, ma Gesù non ha voluto questo sacrificio ha spostato la mia attenzione da un’altra parte nella voce del don Eugenio e don Marcello. La prima reazione è stata un bel pianto, ma non sono passati neanche due minuti che proprio vicino a me due amici, diventati tali proprio in quell’istante, piangevano per la loro ferita. Siamo proprio in una valle di lacrime mi sono detta, tuttavia mentre dicevo loro ciò che il Papa aveva detto alla Festa delle Famiglie a Milano, cioè che Lui ha a cuore il dramma dei separati mi sono sentita di amare quei due amici come se fossero me, come se un Altro, mi ridicesse “Sono con te ed ho bisogno di te per farmi conoscere ”.
E’ proprio così, è sempre stato con me da quel giorno, mi ha fatto attraversare circostanze e prove incredibili, mi accorgevo di Lui per la forza che mi investiva facendomi fare e dire cose che da sola non sarei mai riuscita e per la tenerezza che provavo guardando innanzi tutto me con quel pancione prima e quei tre trufoletti poi. Così come il cambio radicale di lavoro già in età avanzata. La decisione eroica di prendere i miei genitori in casa. Ma poi cos’era accaduto, perché non avevo ancora la gioia nel cuore ?
Proseguendo il percorso di questa bella storia d’amore, il don fa presente una cosa di cui se ne parla raramente, cioè che Maria alla morte del suo sposo Giuseppe…Segue Gesù. Mi sembrava finalmente di avere avuto un indizio per la mia vita e Il giorno dopo il don Marcello mi chiede… “allora hai capito qual’è il punto?”…“ Si” …gli rispondo…”seguo i miei figli come ha fatto la Madonna!”… “No” risponde lui….”non i tuoi figli, Gesù”.
Penso sia il significato della sequela, correggimi don eugenio se sbaglio, perché anche i nostri figli ci portano Gesù, se penso a quanto mi hanno riempito il cuore domenica i due grandi che tornavano dagli esercizi del clu, così lieti…ma con loro vale la stessa pedagogia che con tutti i segni…Ciò che il segno porta è Altro da sé, quindi i vari don, i figli e anche mio marito mi stanno portando sempre più ad un Altro, ma che lavoro far “maturare la vicinanza interiore a Dio, l’intimo vedere e toccare la Sua vicinanza” come dice il Papa, quando sei da sola a portare avanti il compito iniziato in due, a curare i genitori anziani e bisognosi da figlia unica, a leggerti un libro anziché assaporare una buona compagnia anche solo per uno scambio di idee …ma la Madonna come avrà fatto ?
Nel frattempo questo grande uomo, Gesù, andava in giro a parlare di Suo Padre e per riposare sostava a Betania, casa dei suoi amici: Lazzaro, Marta, Maria…Mi sono illuminata d’immenso, se fossi vissuta ai tempi di Gesù avrei voluto essere una di queste due sorelle per il desiderio che ho sempre avuto di ospitare l”Amico” a casa mia, molte delle incomprensioni avute sono state proprio a questo livello, e per come sono fatta sarei stata un po’ di una e un po’ dell’altra.
Nella grande storia sacra l’ultima tenerezza che ha avuto Gesù morendo sulla croce è stata quella di consegnare Sua Mamma a Giovanni. Non ci avevo mai pensato fino ad ora… Sua mamma! che era la Madonna! che era senza peccato! che era prediletta da Dio e l’avrà riempita di ogni grazia, ha avuto bisogno di essere affidata a qualcuno in carne ed ossa. Ma quanta carnalità c’è in questo cristianesimo? C’è speranza per tutti! Nel continuo paragone con la mia vita mi sono chiesta se Gigio, questo è il nome famigliare del mio sposo, avesse potuto parlare ed avere coscienza del suo destino a chi mi avrebbe affidato, oltretutto incinta di suo figlio?
Nella mia semplicità all’epoca avevo riconosciuto la tenerezza di Dio che prima di chiedermi tutto, mi aveva lasciato su una strada il Movimento, bevevo i libri di don Giussani come il “Tu o dell’amicizia” come una promessa.
Ecco perché non avevo la gioia nel cuore, non riconoscevo che la Sua Amicizia è ciò a cui guardare ed è la forma alla quale sono stata chiamata, l’unica fino ad oggi che mi fà sperimentare (dentro tutta la fatica che non vien meno, la nostalgia che si amplifica) il centuplo quaggiù.
Come la canzone che dice .. “Ma Tu, Tu solo puoi riempire il vuoto della mia mente, aprire il cuore di chi non sente” a partire dal mio che si è chiuso troppe volte per non soffrire.
Rosanna